Non ha direttamente prodotto l’amianto, ma il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny ha rivestito un ruolo importante nella diffusione e nell’attecchimento dell’uso del minerale killer. Questa la tesi sviluppata oggi in corte d'appello a Torino dai Procuratori Generali nel corso del loro intervento conclusivo al processo Eternit, relativo a circa duemila decessi avvenuti in Italia a causa, secondo l'accusa, dell'asbesto lavorato in quattro stabilimenti della società. Schmidheiny faceva parte di un cartello di dieci multinazionali e, secondo la tesi accusatoria, sarebbe stato al di sopra delle convinzioni scientifiche e industriali degli anni Settanta. Lui avrebbe orientato, diretto e distorto, partecipando all'elaborazione della storia dell'amianto nel mondo. I magistrati hanno voluto sottolineare come il magnate svizzero avesse fortemente colpito i dirigenti Eternit con informazioni sulla pericolosità del minerale, invitandoli però a non allarmare i dipendenti e l'opinione pubblica. All'udienza di lunedì prossimo interverrà Raffaele Guariniello, che quasi certamente riproporrà la richiesta della procura generale di condannare Schmidheiny e l'altro imputato, il belga Louis De Cartier, a vent'anni di carcere.